Grande Cucina

Roma femminile plurale

Nella capitale la ristorazione d’hotel parla sempre più spesso al femminile. Roma si conferma una città in grande fermento per il settore dell’accoglienza, capace di scardinare vecchi luoghi comuni.

Tre alberghi di lusso, che appartengono a catene internazionali e di prestigio, hanno scelto di far guidare le cucine delle nuove aperture romane da signore della ristorazione. Stessa scelta, declinazioni differenti. Conosciamole meglio.

Anima

Edition Rome

The Rome EDITION (gruppo Marriott) è il primo hotel italiano del marchio statunitense, inaugurato in luglio a pochi passi da Via Veneto, la strada della Dolce Vita romana degli anni ’60 in grande rilancio per l’accoglienza di qualità. E’ ospitato in un edificio degli anni ’40 in stile razionalista. 

L’offerta enogastronomica di The Rome EDITION, a partire dal ristorante Anima, ospitato in un angolo del giardino e aperto a tutti, è affidata alla chef romana Paola Colucci, molto nota nella capitale per il suo celebre locale Pianostrada, sognato, pensato e realizzato da una squadra tutta femminile. Colucci è arrivata alla cucina per passione, dopo una carriera in Banca d’Italia e con Anthony Genovese fra i maestri dichiarati.  Per ANIMA ha pensato ad una cucina mediterranea, con prodotti italiani di qualità e ricette di famiglia, per un comfort food non banale ed eseguito con maestria.  

Chef Edition Rome

Anima ospita anche una interessantissima colazione, con proposte dolci, salate, vegane, senza glutine. Una cucina inclusiva e adatta a ogni palato: questa è la filosofia che ci pare di cogliere nella gestione di Paola Colucci e dal suo staff di grande mestiere. 

Bivium

six senses Roma

SIX SENSES Rome (IHG Hotels and Resorts) è il primo hotel del gruppo britannico a sbarcare in Italia, e anche il primo realizzato nel centro storico di una grande città. Siamo in Via del Corso, all’interno di Palazzo Salviati Cesi Mellini, un edificio del XV secolo, restaurato secondo i dettami di lusso sostenibile tanto cari al gruppo IHG. 

Chef Six Senses

L’executive chef è Nadia Frisina, siciliana d’origine ma cittadina del mondo da sempre. Ha costruito la sua carriera all’interno di hotel di lusso come il St. Regis Venice, l’ultima esperienza prima di quella attuale. Il Restaurant-Café-Bar BIVIUM si trova al piano terra, cuore dell’intera struttura, ha una cucina a vista e ci si può mangiare tutto il giorno.  Nadia Frisina ha pensato a un menu sostenibile e zero sprechi, per metà a base vegetale. Frutta e verdura sono locali, di piccoli produttori, stagionali. La plastica è bandita, le cotture sono semplici, la carne è conservata nella cera d’api, i cereali tracciano la linea della tradizione del Centro Italia con un importante recupero dei grani antichi. I piatti parlano l’italiano dei prodotti eccellenti e della tradizione (anche di famiglia) e c’è anche la pizza. 

Elio

Elio Restaurant The Hoxton

THE HOXTON Roma, Hotel del gruppo inglese Ennismore, aperto ai Parioli da un paio d’anni, con l’obiettivo dichiarato di essere un aggregatore per il quartiere che lo ospita. Un hotel Open-House, insomma.  

Il ristorante ELIO, inaugurato a inizio giugno, offre piatti firmati dalla giovane chef abruzzese Sarah Cicolini, anima di SantoPalato e Avanvera.  Cicolini, lasciati gli studi di Medicina, si è dedicata a un altro modo di prendersi cura delle persone: cucinare. Passata dalle cucine di Roy Caceres e Stefano Callegari, nel 2017 ha aperto il suo ristorante-laboratorio SantoPalato. 

Per Elio, il ristorante informale di The Hoxton, ha pensato a piatti che spaziano tra i classici della tradizione italiana e romana: dai supplì al telefono, alle pennette alla Nerano per finire con un maritozzo. L’Head Chef è Alessandro Stefanoni. 

Sarah Cicolini

 ELIO si propone di scardinare la convinzione tutta italiana che i ristoranti degli hotel di lusso possono essere troppo formali, vuole anzi diventare un punto di riferimento per il quartiere e la città. Il luogo in cui sentirsi a casa con famiglia e amici. 

Abbiamo raccontato tre approcci differenti ad una ambizione comune, quella di aprirsi alla città e ai suoi abitanti, per diventarne un punto di riferimento. Allora ci si spoglia di qualche formalismo eccessivo per dedicarsi alla cura del cliente, senza pensare a inseguire riconoscimenti internazionali ma lavorando per radicarsi nel territorio. 

La guida femminile delle cucine poi, dimostra come l’ambiente anglosassone sia un passo avanti rispetto a quello italiano, in cui le donne chef sono ancora troppo poche e guardate quasi come una specie da proteggere. 

a cura di Federico Lorefice