Grande Cucina

Bufera sullo chef Paolo Cappuccio: cronaca di un post diventato un caso nazionale

L’8 luglio 2025, lo chef napoletano classe 1977, con un passato stellato e attualmente consulente e formatore, ha pubblicato un annuncio di lavoro sul proprio profilo Facebook.

L’obiettivo di quanto scritto da Paolo Cappuccio era reclutare una brigata di cucina per un hotel quattro stelle in Trentino, in vista della stagione invernale. Ma a scatenare l’indignazione non è stato il contenuto contrattuale, bensì il linguaggio utilizzato del messaggio.

Post Paolo Cappuccio

Nel post, poi rimosso, lo chef escludeva in modo esplicito “comunisti / fancazzisti”, “Master chef del c***o ed affini”, “persone con problemi di alcol droghe e di orientamento sessuale”. Chiudeva l’annuncio con toni sprezzanti, affermando che, se “resta qualche soggetto più o meno normale”, poteva farsi avanti.

L’indignazione corre sui social

Il post ha rapidamente fatto il giro del web, sollevando reazioni sdegnate da parte di utenti, giornalisti e colleghi del settore.

Tra i primi a intervenire pubblicamente Luca Bottura, giornalista e conduttore radiofonico, che ha commentato ironicamente: “Lo chef Paolo Cappuccio cerca personale ma sfortunatamente ha reso illeggibile questo post. Aiutiamolo comunque”. Simone Alliva, giornalista di Domani, ha invece evidenziato i profili legali del caso, scrivendo: “Questa non è solo una dichiarazione d’odio. È una violazione della legge”.

In parallelo, molti utenti hanno contattato direttamente le strutture ricettive con cui lo chef ha collaborato in passato, chiedendo spiegazioni e dissociazioni ufficiali. In rete è inoltre riemerso un post simile del 2020, in cui lo stesso Cappuccio, nel cercare personale per un hotel a Caorle, utilizzava toni altrettanto offensivi verso “vagabondi, drogati, alcolizzati e affini”.

Le prese di distanza ufficiali: La Casa degli Spiriti e CAST Alimenti

Tra le prime realtà a dissociarsi pubblicamente, La Casa degli Spiriti, ristorante stellato dove Cappuccio ha lavorato oltre dieci anni fa. In un comunicato ufficiale ha condannato “affermazioni discriminatorie e inaccettabili, diametralmente opposte ai valori della nostra realtà”, sottolineando che lo chef non ha più alcun legame professionale con la struttura.

Anche CAST Alimenti, istituto di formazione per professionisti della cucina, ha preso posizione: “Le dichiarazioni dello chef Paolo Cappuccio non rispecchiano in alcun modo i valori di inclusione e rispetto promossi dalla nostra scuola. Ci dissociamo fermamente”.

La difesa dello chef di Paolo Cappuccio: “Frainteso. Mai discriminato nessuno”

Travolto dalla bufera mediatica, Paolo Cappuccio ha cercato di giustificarsi in diverse interviste, parlando di “fraintendimento” e ribadendo: “Conosco molte persone omosessuali e non ho mai discriminato nessuno. Il mio post non era riferito all’orientamento sessuale, ma a esperienze negative avute in passato”. Aggiungendo che il post rappresentava uno sfogo personale, lo chef ha affermato: “Sono stato esasperato da collaboratori che si mettono in malattia, bruciano il pesce o non lavorano. Ho diritto di scegliere chi entra nella mia cucina”.

Cappuccio ha inoltre dichiarato di aver ricevuto minacce di morte in seguito al post, e ha rivendicato il proprio orientamento politico dichiarandosi “sempre stato di destra”.

Un caso che solleva questioni legali e morali

La vicenda ha anche un potenziale risvolto giuridico. Secondo il Decreto Legislativo 216/2003, è vietata qualsiasi forma di discriminazione sul lavoro legata a sesso, orientamento sessuale, opinioni politiche o religiose. Il contenuto del post, se ritenuto discriminatorio, potrebbe configurare una violazione della legge e comportare sanzioni o azioni legali.

Paolo Cappuccio: un caso mediatico

Quello che doveva essere un semplice annuncio di lavoro si è trasformato in un caso mediatico.

Nonostante la rimozione del post e le giustificazioni dello chef, il danno reputazionale è stato ingente. La questione ha sollevato anche interrogativi profondi sulla responsabilità nell’uso dei social da parte di figure pubbliche, specie in un settore, come quello della ristorazione, fondato sulla collaborazione, la fiducia e il rispetto reciproco.

a cura di Redazione Italian Gourmet