Era primavera inoltrata e l’Italia era chiusa in un lockdown per fronteggiare il pericolo più grande dell’epoca contemporanea; durante la pandemia da Coronavirus, tra chi era “a casa”, anche operatori, imprenditori e aziende del settore ristorazione e turismo. Un settore che andava ascoltato. Ci ha pensato LavoroTurismo, il sito italiano di riferimento nella ricerca e offerta di lavoro nel settore del Turismo e della Ristorazione: dal 20 aprile al 10 maggio ha promosso un doppio sondaggio per dare voce a tutti i protagonisti di questo grande comparto.
Una serie di domande a risposta chiusa e aperta per due gruppi differenti: da una parte i lavoratori, dall’altra gli imprenditori. Obiettivo comune, testimoniare le reazioni reali di persone e aziende, componendo un quadro utile ad interpretare e prevedere il medio-lungo periodo: come hanno reagito alla situazione di crisi e come questo impatterà nei prossimi mesi e anni sia sulla vita personale e professionale sia sul mercato del lavoro.
Il quadro di allora ha evidenziato una maggioranza di lavoratori preoccupata e passiva, che ha riscoperto il valore della casa, della famiglia, della forma fisica ma ha sfruttato poco le opportunità della tecnologia in modo professionalmente produttivo. Gli imprenditori, al contrario, alla preoccupazione per le sorti dell’azienda, hanno affiancato uno spirito attivo e un desiderio di rinnovamento e di contatto con la clientela.
In molti si sono chiesti quanti italiani sarebbero andati in vacanza in estate, con meno soldi, più precarietà e anche parte delle ferie utilizzate nel primo periodo di crisi. Alcune persone hanno evidenziato una comunicazione troppo improntata su notizie allarmistiche, che avrebbe potuto influire negativamente verso il turismo estero.
Ma poi l’estate è arrivata e ha mostrato il suo nuovo scenario su tutta la penisola: era tempo di una nuova indagine.
Ecco dunque un nuovo sondaggio di LavoroTurismo, fino a fine novembre e con la media partnership di Italian Gourmet, per raccogliere nuovi dati, verificare l’evoluzione di alcune tendenze emerse in precedenza e fornire un aggiornamento completo di risultati e conclusioni, basandosi sul periodo estivo 2020.
Partecipare è molto semplice: basta collegarsi con la survey e dare le proprie risposte online.
Sondaggio per i lavoratori del turismo
Sondaggio per le aziende e gli imprenditori del turismo
I dati ottenuti verranno elaborati dallo staff di LavoroTurismo con la collaborazione di esperti esterni per analizzare com’è andata quest’ultima stagione estiva sotto l’influenza del Covid-19 per entrambe le categorie.
Il quadro dei lavoratori del turismo
1.367 i partecipanti, diversificati per area geografica, sesso ed età, situazione familiare e contrattuale, ruolo in azienda. Tratto comune, un’esperienza pluriennale nel settore, un aspetto fondamentale per il valore delle risposte fornite. Molti i lavoratori stagionali, con percentuali importanti fra cassintegrati e in attesa di impiego (ancora da trovare o da iniziare), un dato che sarà importante aggiornare nella nuova survey.
Sentimenti preponderanti fra gli intervistati la confusione, l’incertezza e la preoccupazione – più lavorativa e di tutela familiare che di libertà e salute – oltre ad una difficoltà economica diffusa. Solo una piccola parte ha espresso curiosità e desiderio di cambiamento, mentre la maggioranza ha fatto emergere l’impotenza e l’ansia.
Per quanto riguarda l’impiego del tempo durante la chiusura forzata è emerso come, a fronte di una forte disponibilità di prodotti e servizi soprattutto formativi, solo una minoranza ha utilizzato le opportunità in modo professionalmente produttivo, mentre gran parte delle persone hanno reagito con un atteggiamento passivo e di attesa, facendo naufragare le iniziali buone intenzioni in attività ludiche e poco impegnative.
Nota positiva, la riscoperta di alcuni valori fondamentali, come la famiglia e le amicizie vere.
Un discorso particolare merita l’auto-valutazione della propria professionalità degli intervistati: più dell’80% delle persone ritiene di poter cambiare settore lavorativo senza o con lievi difficoltà, nonostante oltre il 70% abbia più di 30 anni e sia già fortemente inserito in un percorso professionale. Ma perché dovrebbero cambiare settore? Ed è qui uno degli aspetti più critici, emerso in tutta la sua verità e potenza proprio grazie al sondaggio di inizio 2020. Oltre il 50% delle persone che hanno partecipato alla ricerca, infatti, sta valutando di cambiare comparto, per esigenze professionali ed economiche. Un valore impressionante, sicuramente condizionato dal periodo e altrettanto certamente da rivedere alla luce dell’aggiornamento novembrino, ma che ha testimoniato la percezione di debolezza e fragilità verso il settore del turismo, della ristorazione e dell’ospitalità.
Ultima nota: nonostante una posizione critica per quanto riguarda aiuti economici e chiarezza nelle indicazioni, emerge l’apprezzamento e il rispetto nei confronti dell’operato governativo nella Fase1, un terzo punto da riverificare alla luce delle nuove chiusure autunnali.
Le risposte degli imprenditori di hotel, viaggi e vacanze, ristorazione e bar
Eccellente anche in questo caso il dato che riguarda il valore delle risposte, che – per oltre il 95% – derivano da persone direttamente coinvolte nella gestione aziendale (amministratori, direttori o General manager) di realtà avviate da molti anni, con un 47% da oltre 20 anni nel campo. Un quadro molto rappresentativo delle PMI italiane, che nel settore turistico erano all’epoca chiuse per il 52% e pienamente attive solo al 12%.
Parità anche nella natura dei sentimenti e delle emozioni fra imprenditori e lavoratori: stress generalizzato e un 74% molto preoccupato per le sorti dell’azienda. E a ragione, dal momento che quasi un 40% si è dichiarato a rischio chiusura senza aiuti statali e solo un 7% in grado di reggere senza difficoltà le mancate entrate.
Anche l’incertezza, l’impotenza e la frustrazione sono simili al campione dei lavoratori, unito però ad un atteggiamento differente verso le istituzioni: nonostante l’apprezzamento per il distanziamento sociale e la cassa integrazione, non pochi utenti hanno evidenziato una sensazione di “presa in giro” per l’incoerenza di politici ed esperti tra parole e fatti.
Differenze sostanziali anche nell’atteggiamento in risposta alla situazione, dove ha prevalso la voglia di agire e reagire, pur in una situazione caotica che rende difficile rimodulazioni di proposte, prodotti e servizi.
Grande la determinazione degli imprenditori nel pensare, studiare, seguire webinar, informarsi su nuove strategie e solo una piccola parte degli utenti si è dichiarata in una fase di attesa e valutazione; lo sconforto è emerso, ma è stato vinto da numerose azioni concrete di contatto con la clientela e progetti di ristrutturazione o ripensamento delle proposte di servizi. Tutto questo fa ben sperare per il settore, in cui si è prevista una crescita professionale dell’imprenditore e una maggiore predisposizione a una visione innovativa di medio termine.
Ultimo ma non meno importante, un pensiero riservato ai dipendenti e alla salvaguardia dei posti di lavoro in un futuro che viene comunque visto come difficile e molto competitivo.
Gli imprenditori hanno dato nel complesso una valutazione più equilibrata rispetto ai lavoratori. Valutazioni positive e negative si sono bilanciate con circa un 50% per parte. Numerose, infine, le segnalazioni della mancanza di un ministero del Turismo e di valorizzazione di questa grande risorsa italiana.
Restate connessi per scoprire cosa emergerà dai dati di novembre!
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