Grande Cucina

Non è solo orgoglio nazionale, è una questione di filiera. La cucina italiana patrimonio dell’Unesco

A poche ore dagli sviluppi in merito alla candidatura della cucina italiana all’UNESCO occorre dire che non è un esercizio di patriottismo. Per chi lavora nella ristorazione e nell’hospitality, può rappresentare un asset strategico.

Un riconoscimento di questo tipo può incidere sul percepito internazionale, sulla competitività del settore, sulla valorizzazione delle professioni e sulla capacità del sistema Italia di generare valore attraverso il cibo.
La candidatura nasce da una proposta di Maddalena Fossati, direttrice de La Cucina Italiana, che ha avuto il merito di trasformare un’idea editoriale in un progetto di sistema. Un gesto che ha acceso un dibattito e ha coinvolto istituzioni, imprese e professionisti della ristorazione.

La ristorazione italiana non è folklore

È un comparto che impiega centinaia di migliaia di professionisti, attiva intere filiere produttive e muove turismo, export, ospitalità, vino, formazione. Un timbro UNESCO rafforza la reputazione globale del prodotto-Italia, con effetti diretti sul business.
Il cibo non basta. Il nostro vantaggio competitivo è la capacità di accogliere, narrare e tradurre territorio in esperienza. Un riconoscimento UNESCO sancisce che questo modello non è moda, ma cultura. E apre la strada a investimenti più solidi su sala, servizio e management, spesso punti deboli nel dibattito pubblico.

Il posizionamento internazionale è molto importante

L’Italia è già percepita come destinazione gastronomica. Il riconoscimento sposterebbe la competizione. Non più “si mangia bene in Italia”, ma “la cucina italiana è patrimonio dell’umanità”. Cambia la scala del confronto con Francia, Spagna e i nuovi poli asiatici.

Per essere un patrimonio serve trasmissione

Questo apre un fronte serio: scuole, accademie, percorsi professionali, aggiornamento continuo. Un titolo UNESCO diventa uno strumento per pretendere standard più elevati e per uscire dalla logica del mestiere imparato solo per imitazione.
Un’identità gastronomica forte non è nostalgia. È un vantaggio competitivo. Permette a ogni hotel, ristorante, resort, bakery o bar di capitalizzare su una narrazione riconoscibile. L’Italia non vende solo piatti, vende un sistema.

Quale modello di ristorazione rappresenta l’Italia?

Ha lo stesso peso la trattoria di territorio e il ristorante d’autore? Il rischio è un racconto incompleto.
Va definita una gerarchia chiara senza cancellare le differenze.

Quali saranno le ricadute reali sulle nostre imprese?

Un titolo UNESCO è potente in comunicazione. Il punto è capire quanto produrrà in termini di incentivi, fiscalità, sviluppo professionale e attrazione turistica. Altrimenti resta un vessillo.
La candidatura non è un premio. È una chiamata alle responsabilità. La cucina italiana può diventare un patrimonio riconosciuto a livello globale solo se il settore saprà trasformare questa occasione in un vantaggio competitivo. L’orgoglio è il punto di partenza. Il lavoro, il sistema e la visione sono l’arrivo.

Abbiamo chiesto il loro pensiero ad alcuni professionisti del settore

Davide Oldani

«Sarebbe un riconoscimento molto importante perché premia tutta la squadra, dai produttori agli chef. È il valore della filiera che conta, e un sistema Italia capace di compattarsi attorno alla propria cucina»

Massimo Bottura

«La cucina italiana non è un insieme di ricette. È un rito, un’identità culturale, una storia che passa da una generazione all’altra. Unisce memoria e creatività, corpo e mente. Per questo merita un riconoscimento globale. La nostra forza è saper tenere insieme tradizione e innovazione, senza perdere l’anima»

Andrea Aprea

«Per Andrea Aprea la cucina italiana è un linguaggio che evolve senza tradirsi. Il valore non sta nel replicare il passato, ma nel trasformarlo con precisione e consapevolezza. È questo equilibrio che rende la nostra identità gastronomica qualcosa da proteggere e riconoscere su scala globale»

In apertura: foto Adobe Stock

a cura di Federico Lorefice