Grande Cucina

L’Alfabeto di Ellegì di Licia Granello. D come Duo. Il duo che ha cambiato la storia di Senigallia

C’era una volta in una cittadina dell’Adriatico conosciuta per la sua vocazione turistica, un cameriere ventenne in procinto di aprire un locale tutto suo. Era il 1984 e il ragazzo in questione si chiamava Moreno Cedroni. Nel giro di qualche anno, il giovanissimo ristoratore avrebbe scantonato dai tavoli per passare in cucina, cominciando a studiare seriamente da cuoco e lasciando il mestiere della sala alla neo-sposa Mariella.

In quegli stessi anni, un altro marchigiano – Mauro Uliassi, trent’anni, cuoco di formazione, con uguale spirito imprenditoriale – si accingeva ad aprire a Senigallia il proprio ristorante, avendo come socia la sorella Catia.

In zona il solo faro del Symposium di Cartoceto, entroterra di Fano, storico salotto gourmand gestito da Lucio Pompili, a illuminare la scena gastronomica.

Moreno Cedroni e Mauro Uliassi

chef-moreno-cedroni

Moreno e Mauro. Due talenti della cucina. Anche troppi per una cittadina di 40.000 abitanti, condannata a risplendere nel solo periodo estivo. Fu così che all’inizio i due si ignorarono o quasi, impegnati com’erano a trovare ognuno la propria identità di chef-patron. Più facile passare per Senigallia – e fermarsi a mangiare da uno o dall’altro – che pensarla come destinazione di viaggio ad alto voltaggio gourmand.

L’arrivo dei primi riconoscimenti, Cappelli, Forchette e Stelle, con l’ingresso nell’Olimpo della cucina d’autore, ha cambiato i codici di accesso gastronomico della Seni Gallica romana e anche il rapporto tra i due. Invece di ignorarsi e rivaleggiare, collaborare. La gestione comune della Rotonda (sì, proprio quella cantata da Fred Bongusto) a inizio degli anni duemila è stato un bellissimo esempio di rispetto e riconoscimento reciproco. Anche perché alla Madonnina del Pescatore (due stelle Michelin) e da Uliassi (tre stelle Michelin) si fanno percorsi talmente differenti e originali che l’unica complementarietà sta nella densità dell’esperienza.

Mauro Uliassi

Così, Senigallia è diventata una meta fondamentale nella gastro-geografia nazionale, status che ha innescato anche il virtuoso processo di destagionalizzazione del turismo, sogno di tutte le località legate alle vacanze.

Senigallia come meta gastronomica

Il guaio è che negli ultimi tempi la due-giorni agognata dai turisti gourmand ha cominciato a tirare da tutte le parti, come certe maglie rattrappite da un lavaggio sbagliato. Perché oltre a Cedroni e Uliassi, a Senigallia oggi c’è un intero percorso di delizie da gustare, a partire dai tavoli di Sepia by Niko, con la cucina sicula-marchigiana contemporanea di Niko Pizzimenti davanti alla Rocca Roveresca, per arrivare a quelli di Nana (dove si mangiano anche le chips più buone del pianeta).

Il merito del duo Cedroni-Uliassi è evidente e travalica perfino le intenzioni iniziali. Le alti dosi di talento e visibilità, infatti, hanno contribuito enormemente a creare un sistema gastro-virtuoso che stimola i ristoratori più navigati (Trattoria Vino e Cibo, per esempio) e cattura nuovi adepti, come i ragazzi del Mercato trattoria Pop o quelli di Hopscotch. E poi le pizze di Scalo Zero, i salumi di mare di Anikò, i gelati di Brunelli, l’enoteca Galli con i suoi vini “indisciplinati” e la pasta tecno-gourmand del pastificio Pietro Massi. Il tutto, con lo sguardo perso all’orizzonte e il suono del mare a cullare i momenti di relax. Magari ai Bagni 77, eletti due anni fa miglior stabilimento balneare d’Italia, tra lettini extralarge e docce coi pannelli solari.

A voler organizzare una gita, due giorni sono troppo pochi: grazie al traino felice del duo CedroniUliassi, Senigallia über alles ne merita almeno un paio in più.


In apertura: piatto di Moreno Cedroni

a cura di Licia Granello