Grande Cucina

Giulia Perovich: la comunicazione, il cibo, la Grande Mela

C’è ancora il sogno americano? Si c’è, e il cibo c’entra moltissimo. A New York forse più che in ogni altra grande citta degli Stati Uniti essere italiano ha un fascino, soprattutto nel mondo della ristorazione e dintorni. Proprio perché è cambiato l’approccio alla cucina italiana.

Sopravvivono Fettuccine Alfredo e Spaghetti Meatballs, ma i locali che propongono una cucina che sarebbe apprezzata anche in una città italiana sono sempre di più. Merito anche, finalmente, dell’importazione  sempre più massiccia di ingredienti di qualità dall’Italia e dall’Europa. Il successo della Burrata (che arriva il giorno successivo alla produzione) fino a essere diventata una specie di ossessione per i nuovayorkesi, è un esempio eclatante, ma poi non mancano olio evo, pasta, balsamico tradizionale, capperi, prodotti ittici.

Al recente Summer Fancy Food di New York, la più importante manifestazione sull’agroalimentare negli Stati Uniti, c’erano 308 presenze italiane, gli scambi in materia di food economy tra i due paesi sono aumentati dell’undici per cento. Tutto questo grazie alla capacità di produttori e addetti alla comunicazione nel fare promozione per conquistare i consumatori. Sfugge, se non per propaganda politica, il bisogno della campagna sulla Cucina Italiana patrimonio immateriale dell’umanità. Campagna accompagnata da una lunga fila di informazioni non corrispondenti alla realtà: prime fra tutte che siano già patrimonio le cucine francese, giapponese e messicana:  sono patrimonio il pranzo alla francese, la dieta giapponese Washoku, il Messico con trotillas, burrito e quesadillas,  l’Italia è presente con la dieta mediterranea e la tradizione del pizzaiolo napoletano.

Tanti cuochi, magari giovani, aspirano ad arrivare nella Grande Mela, nonostante  ottenere il visto sia tutt’altro che facile: se non c’è un’azienda che fa un contratto prima di partire bisogna deporre le speranze, anche di uno stage. Però gli italiani non sono bravi solo a cucinare: a fianco del mondo della ristorazione ci sono professionisti italiani legati alla comunicazione, alle Pr e al marketing che si sono fatte strada: quasi tutte donne.

Comunicazione food e USA, intervista a Giulia Perovich

Giulia Perovich è la fondatrice di Arnald NYC, agenzia di consulenza e Pr tutta dedicata al cibo, naturalmente italiano, nata meno di un anno fa. I suoi clienti (per il mercato americano)  sono Pastificio Felicetti, Acetaia Giusti, Consorzio Parmigiano Reggiano, Compagnia dei Caraibi, il Resort e Azienda Agricola Palazzo di Varignana e il ristorante Lucciola con il suo chef Michele Casadei Massari. “La prima volta che sono venuta a New York è stato per i miei trent’anni. Questa città ti rapisce immediatamente, ti fa innamorare.

Il tarlo di venirci a vivere si insinua velocemente, così nel 2014 trovo un lavoro per una start up che si occupa di digital marketing anche se il trasferimento vero e proprio è del 2015. Grazie a questo primo lavoro ottengo il visto”. Niente a che fare con il mondo del food and beverage, dopo poco entra nello staff dell’Agenzia Barabino & Partners che ha una sede consolidata in città: “volevano espandere i servizi dedicati alle aziende del Made in Italy. Li comincia l’avvicinamento al mondo del cibo”.

Il cambio di passo avviene con il passaggio da Barabino all’agenzia newyorkese Hall Pr, molto ben inserita nel mondo dei ristoranti e degli chef: “ho imparato, ma in realtà mi era già chiaro quanto fosse importante, come lavorano gli americani con i loro media”, racconta Giulia, “perché l’approccio è diverso dal nostro. Io ho clienti italiani, ma devo avere successo con i media locali. Sono stati due anni e mezzo straordinari, indubbiamente formativi, le difficoltà della pandemia mi hanno resa ancora più forte. Così sono diventata punto di riferimento per i giornalisti americani che voglio sapere di più del cibo italiano”

La pandemia ha condizionato la vita di tutti, qualcuno ha saputo approfittare per cambiare in positivo. Giulia ha deciso di mettersi in proprio, di aprire la sua agenzia, che si chiama Arnald, in omaggio al ristorante Clinica Gastronomica da Arnaldo di Rubiera dove andava con i genitori. Il ristorante del cuore. Il buon mangiare spesso ha un imprinting familiare, ad arricchire il bagaglio di esperienza nel mondo della comunicazione ci ha pensato Ligabue perché prima di trasferirsi negli Stati Uniti ha lavorato da “Eventidigitali!” l’agenzia del rocker italiano dove curava la community dei fan e suo sito:  “in fondo anche gli chef hanno forte personalità e mano stare sul palco, come le star musicali”

Michele Casadei Massari che era già con Hall Pr è stato il primo cliente di Arnald e molto è ruotato attorno a lui.  Arrivato in città con l’idea di fare business con il caffè, è stato rapito dalla ristorazione crescendo, studiando e migliorando senza sosta, inoltre è un ottimo comunicatore, proprio di quelli che amano stare sul palco ed é indubbiamente un creativo. Oggi il suo Lucciola nell’Upper West side ha scelto una strada fine dining, con poco più di venti coperti, un conto importante. Il legame professionale con Giulia e la sua personalità lo hanno portato a essere Ambassador per gli USA del consorzio del Parmigiano Reggiano e del pastificio Felicetti.

“Gli americani hanno un approccio molto concreto, vogliono una proposta precisa, qualcosa che faccia capire che c’è dietro un’idea, una storia da raccontare”. Giulia Perovich ricorda con orgoglio che è riuscita a ottenete uno spazio importante sulla newsletter T list del New York Times con la colomba all’aceto balsamico tradizione dell’Acetaia Giusti che Michele Massari ha preparato accompagnata da Mirtilli e Lamponi caramellati e con un goccio di balsamico: “naturalmente l’articolo raccontava la storia della Colomba: come è nata, la tradizione pasquale, Per fare la foto da dare al NYT ho scelto Andrew Scrivani che è uno dei migliori food photographer in circolazione. Qui non si può giocare al risparmio per ottenere risultati importanti. Oggi che sono indipendente ho il privilegio di scegliere con chi lavorare, di creare un mio network e anche di poter tornare in Italia più spesso per vedere da vicino come lavorano le “mie” aziende”. Del Summer Fancy Food 2023 resterà memorabile il party del Consorzio Parmigiano Reggiano che qualcuno a definito uno dei più belli di sempre. Ma il mondo dello spettacolo non è dimenticatoi e ora c’è un nuovo progetto: “I Wonder Picture”, una casa di distribuzione cinematografica. Un altro ponte tra Italia e Stati Uniti.

 

 

a cura di Stefano Vegliani