
Napoli, finalmente. Non un ritorno, ma un esordio.
Dopo anni, Nino Di Costanzo apre il ristorante Deschevaliers all’interno del Bonart Hotel. Un progetto costruito con metodo e coerenza, dove la consulenza diventa presenza stabile, e la cucina dialoga con l’identità culturale dell’hotel.
Un’apertura che non nasce per caso
Il Bonart non è un hotel qualunque. L’edificio storico nel cuore di Chiaia è stato ripensato per fondere ospitalità e arte in un’esperienza immersiva. Il ristorante interpreta questa visione: cucina campana ai massimi livelli, senza perdere le sue radici. Di Costanzo lavora in prima persona, affiancato dal resident chef Antonio Autiero, e ha costruito una brigata attenta, organizzata, capace di sostenere la tensione del progetto.
Un servizio di sala curato e coeso
La sala è un punto di forza. Il team lavora con concentrazione e affiatamento, guidato da un coordinamento preciso, capace di valorizzare ogni piatto e ogni coppia. L’energia è quella della squadra ben preparata, capace di leggere il cliente e supportare la visione dello chef con discrezione e precisione.
Un menu che parte dalla tradizione ma non si accontenta
Il percorso parte da sapori noti, reinterpretati con equilibrio. L’insalata di mare si presenta in due versioni, fredda e calda, per dare valore a ogni componente.
La parmigiana di astice unisce alta cucina e memoria popolare. Il coniglio in più tagli, con pastinaca e taccole, punta su consistenze calibrate. Il risotto ai limoni con sfere di gambero combina leggerezza e gusto profondo. Il pacchero ai cinque pomodori si consegna alla semplicità eseguita con rigore. E il filetto con ’nduja rompe gli equilibri con un tocco deciso, senza perdere controllo.
Lievitati, dolci, carrelli e una carta vini di sostanza
Il momento dolce è scandito da un carrello: sfogliati, lievitati e dessert al piatto. Di particolare impatto è il carrello dei dolci finali, accompagnato da un carrello degli amari che completa l’esperienza in modo elegante e conviviale.
Inoltre, una proposta originale sui formaggi in chiave dolce dimostra cura e coerenza. La carta vini – oltre 500 etichette – è un mix di produttori campani scelti per rigore e identità territoriale.
Cosa rende Deschevaliers un caso interessante per l’hotellerie
La cucina è un asset strategico per l’hotel. Il progetto trova continuità tra arte, accoglienza e gastronomia, partendo dal nome e dal logo ispirati a un’opera della collezione.
Ma è il ristorante a rendere il racconto ancora più forte: non un menu firmato, ma un’esperienza completa. Per il segmento luxury, è un vantaggio competitivo che si struttura sull’esperienza.
Una nuova tappa per Di Costanzo, una scommessa per Napoli
Questo è un nuovo capitolo per lo chef. Adatta il metodo alle sfide del contesto urbano.
Napoli non è Ischia, il pubblico richiede equilibrio tra immediatezza e qualità. Deschevaliers risponde a questa esigenza: locale e internazionale, elegante ma accessibile, autorevole ma non autoreferenziale.
In una città in trasformazione, il progetto può diventare un punto di riferimento, se mantiene il suo equilibrio tra strategia e concretezza.
a cura di Federico Lorefice
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