Grande Cucina

Puglia contemporanea: ospitalità e cucina nei nuovi luoghi che meritano attenzione

C’è una Puglia che conosciamo tutti: quella delle spiagge, delle masserie da copertina, dei piatti che parlano di nonne e pomodori secchi.

Ma c’è anche una Puglia diversa, più sfaccettata, che prova a rileggere il concetto di ospitalità senza snaturarsi.

Negli ultimi mesi ho avuto modo di osservare da vicino alcune realtà tra Lecce, Ostuni e Polignano. Ne è uscito un racconto fatto di hotel di charme, ristoranti gourmet, cucina contemporanea e ospitalità di lusso che meritano di essere seguiti ora, non tra cinque anni quando saranno ovunque.

Lecce: eleganza barocca e cucina in dialogo

A pochi passi dal centro, La Fiermontina è un luogo dove l’ospitalità ha trovato un linguaggio preciso: discreto, curato, senza bisogno di effetti. Un boutique hotel in Puglia dove arte, architettura e accoglienza si fondono con naturalezza.

All’interno, il ristorante Zéphyr rappresenta una delle nuove aperture più interessanti a Lecce. In cucina c’è lo chef emergente Antonio De Carlo, giovane ma con una visione già matura.

Durante la cena ho ritrovato un equilibrio raro: piatti essenziali, lettura personale del territorio, servizio puntuale e silenzioso. È una proposta che funziona perché ha radici, ma anche un orizzonte.

Poco fuori Lecce, alla Masseria Francescani, si cambia scenario. Qui Fran racconta un’idea nuova di ristorazione in masseria, meno folcloristica, più consapevole.

Lo chef Leonardo D’Ingeo firma il Menù Manifesto Ep. III, con due degustazioni: “Puglia Nuova” e “Puglia Vegetale”. Una cucina che non rincorre la narrazione forzata, ma lavora su equilibrio, ritmo e profondità.

È un progetto che non si ferma alla bellezza del luogo, ma la mette a disposizione di un racconto gastronomico solido, concreto, in divenire. L’intenzione è chiara: fare cultura attraverso il cibo, senza perdere contatto con la semplicità del contesto.

Ostuni: l’architettura che accoglie, la cucina che ascolta

Vista Ostuni è una delle nuove strutture 5 stelle più rilevanti in Puglia.

Parte di The Leading Hotels of the World, nasce dal restauro dell’ex Manifattura Tabacchi, grazie alla visione della famiglia Passera.

Il progetto unisce design, sostenibilità, ospitalità di alta gamma. Soffitti a volta, giardini, terrazze e una vista unica sugli ulivi secolari. L’architettura è protagonista, ma mai autoreferenziale.

La proposta gastronomica si articola in due ristoranti, tra cui “Berton al Vista”, firmato dallo chef Andrea Berton. La cucina è in rodaggio, ma i segnali sono chiari: ricerca, attenzione alla materia prima, radicamento nel contesto.

Qui la cucina fine dining dialoga con il paesaggio, cercando un’identità personale e credibile. È un’esperienza che non si limita al piatto, ma che si costruisce nell’insieme tra ambiente, servizio, tempi.

“Nota stonata”, se vogliamo, è Ostuni stessa: una destinazione bellissima ma che sul fronte gastronomico offre ancora poco. La proposta generale è piuttosto bassa e manca di veri punti di riferimento.

Polignano: verticalità, visione e radici

Cala Ponte Polignano a Mare foto V. Rosati
Foto: V. Rosati

Ultima tappa: Cala Ponte, alle porte di Polignano. Un progetto recente della famiglia Dimarno, che ha saputo coniugare turismo enogastronomico e natura.

Tra ulivi e mare, il ristorante Hedoné è affidato allo chef Michele De Rosa. Qui ho trovato una proposta libera, istintiva, dove la memoria personale si intreccia con competenze maturate in contesti di alta ospitalità.

È una cucina fatta di gesti, esperienza e intenzione, che lascia spazio alla narrazione senza diventare costruzione.

C’è una verticalità che è anche simbolica: le camere immerse nel verde, la piscina, il rooftop, e una cucina che cerca di salire senza perdere il contatto con la terra.

Il servizio è curato, il ritmo della cena ha equilibrio, e l’atmosfera complessiva trasmette l’idea di un luogo che vuole durare. Non solo apparire.

Una Puglia che cambia passo

In tutti questi casi ho trovato qualcosa che merita attenzione. Non solo luoghi da visitare, ma veri progetti di ospitalità contemporanea.

C’è una nuova generazione di chef e imprenditori che lavora su contenuti, non solo immagine.

Accogliere non è più un gesto automatico, ma un mestiere complesso. E chi lo prende sul serio, oggi, sta cambiando davvero il volto della Puglia.

Non è più solo una questione di bellezza, ma di coerenza, di profondità. I luoghi che resistono al rumore e scelgono la qualità come unica strategia possibile sono quelli che daranno forma alla nuova mappa dell’accoglienza.

Una mappa fatta di rispetto, scelte coraggiose, e nuove geografie del gusto.

a cura di Federico Lorefice