Ha il volto magro e serio di Michelangelo Mammoliti, nuovo tre stelle con La Rei Natura by Michelangelo Mammoliti del Boscareto Resort di Serralunga d’Alba, l’edizione numero 71 della guida Michelin.
Salgono così a quindici i protagonisti dell’Empireo gastronomico nazionale, in un crescendo costante, dopo anni di semi immobilismo.
In scia ai Superchef, i due stelle, a loro volta saliti a quota 38, grazie alla promozione de I Tenerumi sull’Isola di Vulcano e di Famiglia Rana, a pochi passi da Verona.
Cerimonia calligrafica nella bomboniera del Teatro Regio di Parma, ritmata dai tanti premi che hanno preceduto gli annunci delle nuove stelle. C’è stato spazio per mentori e giovani chef, sommelier e direttori di sala, pasticceri e aperture razzenti. Facce giovani e nomi che rappresentano la nouvelle vague dell’alta ristorazione nazionale, con la sola eccezione di Heinz Beck, capitano tristellato di lungo corso, omaggiato per i tanti giovani talentuosi usciti dalle sue cucine.
Ben otto i premiati per Passion Dessert. E poi la sommelier Ivana Capraro, pugliese felicemente emigrata a Tirolo, e Giulia Tavolaro, campana del ristorante Maxi a Vico Equense, giudicata miglior direttrice di sala.
Premi speciali anche per Mattia Pecis di Cracco Portofino – giovane dell’anno – e Gianmarco Bianchi de Al Madrigale di Tivoli, protagonista della miglior apertura. Questi ultimi due sono poi tornati sul palco come neo stellati, insieme agli altri 22.
Tra le new entry spiccano due ritorni meritatissimi: Alfio Ghezzi, storico chef della famiglia Lunelli ora in grande spolvero sul lago di Garda, e Salvatore Bianco, che ha molto contribuito alle fortune del ristorante Comandante dell’hotel Romeo di Napoli (a sua volta fresco di stella) e oggi felicemente impegnato a guidare le cucine dell’hotel Eden di Roma (ristorante La Terrazza).
Tra i bocciati, fanno rumore le stelle tolte a Vissani e Miramonti L’Altro (che passa da 2 a 1).
Difficile definire quali siano veramente le direttrici che animano il nuovo corso internazionalista varato con la promozione di Gwendal Poullennec a capo mondiale della guida.
Certo è che anno dopo anno la Michelin cambia. E che certi stilemi del nuovo corso non necessariamente piaceranno ai gastronomi, per molti anni fedeli seguaci delle sue scelte, severe ma giuste (quasi sempre).
Al di là dei monostellati, dove ancora tutto è possibile, la Rossa tende a premiare sempre meno gli artigiani della cucina d’autore, in favore di chef e ristoratori certo di qualità, ma anche particolarmente sensibili alla managerialità e al marketing, oppure figli di super investimenti economico-finanziari.
Certo, affacciarsi alla seconda metà degli anni ’50 con una visione romantica dell’alta ristorazione sarebbe fuori tempo massimo. Ma l’Italia ha una vocazione per certi versi unica ai numeri piccoli e preziosi, che siano vini o gioielli, formaggi o abiti sartoriali, verdure o editori. Standardizzazione e produzioni in larga scala sono abiti che indossiamo malvolentieri e ci risultano goffi addosso.
Anche per questo mette di buonumore sapere che quest’anno la guida ha premiato 255 locali con i Bib Gourmand. Che forse la scalata alle stelle non la faranno mai, ma danno allegria a cuore e palato senza perdere l’anima.
a cura di Licia Granello


Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere