Il Pasticcere e Gelatiere

Oltre il panettone e il pandoro. Dove trovare gli “altri” dolci di Natale italiani

Da nord a sud, passando per il centro, senza dimenticare le isole, vi proponiamo un tour alla scoperta delle più golose proposte natalizie firmate da alcune delle migliori insegne del Paese.

Dal Nord arriva Gesù Bambino avvolto da una dolce coperta

Specialità assolutamente originali, ai più alti livelli qualitativi, arrivano dalle due pasticcerie, quella di Brunico e quella di Bolzano, di Andreas Acherer.

Un marchio che si distingue per il fascino ed il gusto delle creazioni che sanno regalare anche il meglio dell’atmosfera e delle tradizioni dolciarie dell’Alto Adige. Qui per Natale non può mancare lo Stollen, chiamato anche Christstollen. Una friabile pasta lievitata arricchita con frutta candita (scorze d’arancia e cedro), uvetta, zenzero, granella di nocciole e marzapane, aromatizzata all’arancia. Il tutto viene poi affogato nel burro fuso e ricoperto di zucchero a velo per ottenere una forma che ricorda un dolcissimo Gesù bambino avvolto da una soffice coperta bianca.

acherer.com

La regina delle feste friulane

La Gubana è il tipico lievitato friulano dei giorni di festa. Il suo impasto dolce, con la caratteristica forma a chiocciola, custodisce un vortice di frutta secca e spezie ed è ammorbidito da una bagna inebriante che racchiude tutti i profumi della terra friulana.

Questo dolce, con una storia antichissima alle spalle, ancora oggi rappresenta un simbolo di buon augurio e prosperità per gli abitanti della regione. È un dono prezioso, un soffice portafortuna di pasta lievitata da scambiarsi durante le ricorrenze, che può essere acquistato nei tre punti vendita di Pordenone (Lo Spaccio, Il Posto, La Bottega) e sullo shop online del Panificio Follador, che dal 1968 offre specialità artigianali in grado di garantire un’esperienza sensoriale coinvolgente. Il segreto della bontà dei prodotti Follador rimane l’artigianalità, intesa come fedeltà alle lavorazioni e alle ricette tradizionali, ricerca delle migliori farine e dei grani antichi, che in parte vengono macinati giornalmente nel piccolo mulino a pietra all’interno del laboratorio.

panificiofollador.it

In Veneto Santa Claus è ancora più dolce

L’origine del tronchetto di Natale risale a molti anni fa. Secondo la tradizione diffusa in tutta Europa, in particolare nell’est, era usanza bruciare nel camino un grosso ceppo di legno fino all’Epifania.

Le ceneri andavano poi raccolte e conservate poiché avevano un grande significato simbolico. Favorivano difatti il raccolto, facevano prosperare l’allevamento e rendevano fertili donne e animali. Più recentemente questa tradizione è stata tradotta dai francesi in chiave “dolce”, con la preparazione della Bûche de Noël che rappresenta un ceppo di legno formato generalmente da pasta biscotto farcita di marmellate, ganache di vario genere e ricoperto di panna montata o ganache al cioccolato.

La Pasticceria Marisa di San Giorgio alle Pertiche, in provincia di Padova, vuole portare avanti questa tradizione millenaria dal forte significato simbolico, ma con un tocco di stile. Per questo Lucca Cantarin pensa ad un dolce Santa Claus che al suo interno custodisce un biscotto morbido alle mandorle, una mousse leggera ed una copertura al lampone. Babbo Natale è il soggetto simpaticamente rappresentato attraverso la copertura rossa al lampone che contribuisce a “vestire” Santa Claus insieme ad altre dolci preparazioni che concludono la sua caratterizzazione attraverso tanti piccoli dettagli.

pasticceriamarisa.it

La palla di Natale dal Piemonte

Maestro del gusto e tra i migliori cioccolatieri d’Europa, Marco Avidano, dell’omonima pasticceria-cioccolateria che dal 1996 è una vera e propria istituzione in quel di Chieri (e che dal 2019 vanta una sede anche a Torino), presenta la sua Palla di Natale.

Si tratta di una monoporzione composta da una muosse ai lamponi che al suo interno custodisce una muosse al cioccolato fondente. Il tutto poggiato su un biscotto al cioccolato.

avidano.it

L’anello della tradizione mantovana

Sono due le leggende che cercano di dare una spiegazione all’origine dell’Anello di Monaco, il classico dolce di Natale del mantovano. Secondo la prima, questo dolce sarebbe nato intorno al 1800, per un errore di fermentazione compiuto dei monaci benedettini di stanza nella zona di San Benedetto Po, Mentre la seconda e più accreditata versione narra che alcuni pasticceri svizzeri, insediati a Mantova, portarono con sé le tradizioni della terra natale e tra queste l’Anello del Monaco, un dolce dalla caratteristica forma a “fungo con buco al centro”.

Comunque la si pensi, questo delizioso lievitato ripieno di nocciole e mandorle tostate, esternamente glassato con una “colata” di zucchero fondente, va assolutamente provato, tanto più se porta la firma di Grazia Mazzali, dell’omonima pasticceria a Governolo. “Nel corso degli anni ogni pasticcere mantovano ha dato una sua interpretazione del ripieno di questo dolce. Io preferisco attenermi alla tradizione e realizzare un ripieno a base di nocciole e mandorle tostate.

Quel che ho modificato è invece il tipo lievito, perché la ricetta tradizionale prevede l’utilizzo di quello di birra, mentre io preferisco usare il lievito madre che allunga le durata e dona delle note ancor più caratteristiche.”

pasticceriamazzali.it

Una focaccia emiliana dai sapori medioevali

La nuova focaccia del Maestro Claudio Gatti pensata per il Natale 2021 è dedicata ai templari.

All’interno, la farcitura è realizzata con il “caffè dei poveri”, la cicoria, bevanda prediletta dai templari nelle serate conviviali, e il Centerbe, digestivo dei monaci dell’abbazia di Chiaravalle della Colomba di Alseno (Piacenza) . «Ho dedicato questa focaccia al mio territorio, quello della Food Valley e della via Francigena” racconta il pasticcere di Tabiano Terme, in provincia di Parma. “L’ho pensata per dedicarla all’ antica chiesa di S. Leonardo di Limoges, passaggio d’ obbligo per le schiere di pellegrini che si recavano a Roma percorrendo la Via Francigena con un piccolo ospedale per i malati e pellegrini, che si dice fosse anche sede dell’ordine templare, a pochi chilometri dalla mia pasticceria.

Per realizzare questa focaccia ho preso spunto da antichi ricettari che ho trovato in loco, risalenti al XI secolo”.

pasticceriatabiano.it

Il Natale ligure

La leggenda vuole che sia stato il doge Andrea Doria, nel ‘500, a bandire un concorso tra i maestri pasticceri di Genova per la creazione di un dolce rappresentativo della ricchezza cittadina.

Questo dessert doveva essere coerente con l’anima marinara genovese. Nutriente ma di lunga conservazione, da tenere in cambusa durante i viaggi per mare. Nacque così il pandolce, una sorta di focaccia di pasta lievitata farcita. Indipendentemente dall’attendibilità storica del fatto, il pandolce si collocò saldamente nella tradizione del Natale ligure, tanto da diventare il protagonista di un rito propiziatorio di salute, fortuna, soldi per il nuovo anno.

Prendendo spunto dalla ricetta casalinga, oggi Michel Paquier, della pasticceria Douce di Genova, interpreta il pandolce basso genovese rendendolo equilibrato e godibile anche ai palati più contemporanei.

La base del dolce è una pasta frolla non lievitata, il cui tratto distintivo è il profumo di finocchietto. Nell’impasto trova spazio una ricca quantità di frutta secca e candita ben selezionata. Arancia e cedro, uva sultanina e pinoli.

Oltre alla versione tradizionale, il pasticcere di origine francese di stanza a Genova, ha pensato ad una variante che, senza perder di vista la tradizione, gioca con nuovi sapori ed abbinamenti. È così che nasce il Pan Douce, un pandolce classico arricchito con cubetti di zenzero candito e gocce di cioccolato fondente.

douce.it

Tra i dolci toscani più amati di sempre

L’idea alla base della pasticceria toscana Opera Waiting è da sempre quella di esplorare la tradizione facendo ricerca sul completamente naturale. Attenti all’innovazione, entusiasti nella ricerca, con ingredienti riscoperti della tradizione toscana, ogni dolce messo a punto da questi pasticceri garantisce un’esperienza che potrebbe tradursi in “fatto con amore, con acqua e farina”.

Da questa filosofia nasce anche un’innovativa versione del panforte, tra i dolci toscani più apprezzati. Tipico del periodo natalizio era presente già nel 1300 nei menu delle grandi occasioni delle corti e dei palazzi nobiliari.

Il panpepato firmato Opera Waiting è un panforte al cacao e spezie con aggiunta di pepe nero, che ha inoltre al suo interno l’arancia, il cedro e le mandorle. Proprio per la sua piccantezza moderata questo dolce è perfetto se degustato in abbinamento con i formaggi.

operawaiting.it

Fichi e frutta secca per il dolce delle feste Picene

Risale agli etruschi il dolce tipico marchigiano, il Frustingo, a base di frutta secca e fichi. Ed è a questo dolce che pensa, in occasione del Natale, Enrico Ciarrocchi dell’omonomo panificio di San Benedetto del Tronto. “Il Frustingo veniva fatto, e tuttora viene fatto, in tutte le case del Piceno. Tradizionalmente, infatti, in campagna veniva messa da parte la frutta secca che veniva poi tagliata a pezzetti – di qui il nome Frustingo, dal latino frustum, ossia pezzetto – per realizzare a Natale questo dolce tipico delle famiglie del Piceno.

Nel Frustingo i fichi sono protagonisti insieme alle noci, alle mandorle e l’uva passa. Ci sono poi liquore, caffè e cioccolato. Nella mia versione c’è anche un pizzico di pepe e l’anice verde di Castignano”.

Un prezioso dono della tradizione laziale

“Il pangiallo è un dolce della tradizione laziale a cui siamo particolarmente affezionati”. A dirlo Marta Boccanera e Felice Venanzi della Pasticceria romana, la Gruè.

“È un prodotto che ci ricorda i Natali della nostra infanzia. Mia nonna ne preparava sempre tanti, per regalarlo agli amici. Ma è anche un dolce di buon auspicio, la cui antica ricetta risale alla Roma imperiale”. La versione riproposta dai giovani e abilissimi pasticceri romani è quella “Leonessana”. Ossia quella tipica del territorio da cui provengono. Tanta frutta secca, cedro, arancia candita, cioccolato fondente, cacao e un po’ di caffè per smorzare la dolcezza di questa golosissima ricetta.

Il risultato è un dolce semplice ed artigianale, dove la sostanza vince di gran lunga sull’estetica. L’elegante pasticceria di Viale Regina Margherita racchiude il pangiallo in piccoli cofanetti regalo che rendono questo dolce un “dono prezioso”.

gruepasticceria.it

photo Alberto Blasetti / www.albertoblasetti.com

Il fragrante sapore della tradizione abruzzese

Da oltre 70 anni la Pasticceria Pan dell’Orso di Scanno, borgo della provincia dell’Aquila incastonato nell’Appennino abruzzese, ama deliziare i suoi clienti con dolci della tradizione pensati e rinnovati per regalare emozioni. Come nel caso del Pan dell’Orso. Dolce che nasce dalla rivisitazione dei panelli, spuntini da colazione o da merenda realizzati con mandorle e miele.

La leggenda narra che, nell’autunno di tanti anni fa, dei pastori si preparassero per portare le greggi in transumanza e ognuno di loro avesse riempito la propria bisaccia con i panelli. Una notte un grosso orso aggredì il gruppo, ma alla fine, attirato dall’odore del miele, l’animale divorò soltanto i panelli.

Da quel momento quel dolce squisito e fragrante venne ribattezzato “Pan dell’Orso”. “È stata la fondatrice del bar pasticceria Di Masso, nonna Angela, a riproporre con successo questa specialità tipica di Scanno, che con l’aggiunta del cioccolato è diventato un dolce prelibato” racconta Angelo Di Masso, attuale titolare della Pasticceria di Scanno.

dimassoscanno.net

Miele, mandorle e tanto amore per un nuovo dolce campano

Sono diversi anni che, in occasione del Natale, la Pasticceria Benito di Casal di Principe offre una speciale torta a base di noci, miele e mandorle.

“Questo dolce è stato talmente apprezzato dai nostri clienti da essere ormai entrato a far parte della tradizione”, spiega Benito Odorino, titolare di questa eccellente Pasticceria con una storia che affonda le radici nel lontano 1958.

“Iniziamo a proporre in autunno questo dolce che soddisfa a pieno la ricerca dei sapori natalizi, appagati dal sentore di noce e mandorla e dal leggero profumo di vaniglia”.

pasticceriabenito.it

Natale in Salento

È il pesce di pasta di mandorle il dolce natalizio tipico del Salento.

Come per altre ricette, anche per la pasta di mandorle la storia salentina si intreccia con quella siciliana. Infatti, andando a ricercare le origini di questa antica ricetta, è facile dedurre che sia il frutto dell’importazione della pasta di mandorle ai tempi della dominazione araba.

Nel Salento per molti anni questo dolce è stato fatto quasi esclusivamente dalle monache Benedettine di Lecce, custodi dell’antica ricetta, le cui origini risalgono probabilmente al XV secolo.

Un tempo era un dolce riservato esclusivamente alle famiglie più facoltose ed ogni famiglia aveva la sua forma di gesso per realizzare la sua variante. Il pesce di pasta di mandorle proposto dalla pasticceria di Lecce Aldemorisco è ripieno di perata o cotognata, pezzetti di cioccolato fondente, pan di Spagna bagnato al limoncello e faldacchiera (zabaione cotto a bagnomaria). Con un ferro caldo vengono poi realizzate delle leggere bruciature per dare un effetto sfumato sulla coda e sulle pinne del dolcissimo pesce.

aldemorisco.com

Dalla punta dello Stivale, gli irresistibili torroncini…

Il croccante di pura mandorla e miele, i torroncini a base di materie prima di alta qualità, dalle mandorle pugliesi o siciliane al miele d’arancio aspromontano, sono il prodotto principe della Pasticceria Scutellà che dal lontano 1930 ha la sua sede a Delianuova (RC).

Nello specifico il torroncino gianduia firmato Scutellà ha una consistenza morbida, gustosa e irresistibile.

È realizzato con pasta gianduia, nocciole e mandorle, ed ha una copertura di eccellente cioccolato.

Il gianduia è il più amato tra i torroncini morbidi – che vengono apprezzati e spediti in tutto il mondo – non soltanto dai palati più golosi, ma da quanti apprezzano il perfetto connubio tra tradizione e innovazione. Ciascun torroncino viene incartato a mano, per garantire maggiore controllo e qualità.

scutella.it

Dalla Sardegna, un pane per le occasioni speciali

La turta de SABA, detta anche pane ‘e SABA fattu e cottu, fa parte della famiglia dei pani di SAPA (ossia di mosto d’uva sottoposto a lunga cottura che ne riduce il volume ad 1/3) che ha diverse varianti in Sardegna.

“Il pane ‘e SABA fattu e cottu (letteralmente fatto e cotto) prende questo nome per differenziarsi dal suo fratello più antico preparato con lievito madre che quindi richiede lunghi tempi di lievitazione” spiega Roberto Murgia che nel suo laboratorio “Dolci in Corso” di Alghero (SS) si dedica alla pasticceria tradizionale sarda, eseguendo anche lavori di decoro con ghiaccia reale e foglia oro.

“ La turte de SABA è un dolce tipico sardo. Viene preparato nel periodo autunnale in diverse zone della Sardegna. La variante che qui propongo ha decori tipici del cagliaritano. Questo dolce può essere considerato una vera e propria torta preparata con farina, uova, strutto, SABA di mosto, frutta secca mista (uvetta, noci, mandorle), canditi e tante spezie. È soffice, con un sapore intenso di SABA e molto profumato. La sua cottura avviene negli antichi stampi da budino in rame ed una volta cotto viene spennellato con SAPA calda e decorato con la foglia oro”.

 

Il più radicato tra i dolci natalizi siciliani

Il più radicato fra i dolci natalizi siciliani, quello che si prepara in casa, sempre e comunque, è il Ciascuni.

È una sorta di tubo (fiasco, fiascone, çiascu, çiascuni) di pasta di grano duro non dolce, chiamata “pasta a vento”. La farcia è un impasto di fichi secchi, miele, mandorle, noci, strutto (saimi), chiodi di garofano, cannella. Questi dolci natalizi sono noti anche col nome di collorelle sia nel calatino che in altre parti della Sicilia.

“Le caratteristiche del biscotto non sono cambiate nel tempo” spiega Vincenzo Monaco dell’antica pasticceria Corsino di Palazzolo Acreide. Una vera e propria istituzione in fatto di dolci, con ben 150 anni di storia alle spalle. “Come packaging abbiamo scelto un involucro trasparente che lasciasse spazio a quello che a me sembra un fiocco. Affinchè sin da subito possa essere ammirato in tutta la sua bellezza”.

corsino.it

a cura di Valeria Maffei