Grande Cucina

Alla scoperta del Moscato di Scanzo

Vino di grande pregio, il Moscato di Scanzo è un passito a bacca rossa, ottenuto dall’omonimo vitigno autoctono. La zona di produzione è limitata al comune di Scanzorosciate, in provincia di Bergamo.

I grappoli d’uva del Moscato di Scanzo si presentano spargoli, allungati, alati con acini piccoli e di colore scuro, la buccia è sottile e pruinosa.

Vista la produzione molto limitata, è da considerarsi sicuramente un prodotto di nicchia, esclusivo e ricercato.

La storia di un vino prezioso

Moscato di Scanzo uva

La viticoltura a Scanzorosciate vanta antiche e nobili tradizioni.

Le origini del Moscato Rosso Scanzese, si perdono nella notte dei tempi, tanto da farli risalire all’epoca Atestina proto veneta.

La prima di queste è il toponimo stesso di Rosate, trasformatosi in Rosciate nella prima metà del 1800. Rosate è composto da due toponimi Ros e Ate. Il primo, Ros, in lingua greca ha il significato di mazzo di uva, parola ancora comunemente usata nella lingua locale bergamasca, con lo stesso significato.

Il secondo toponimo, ate, è un termine celtico, dal significato di villaggio.

I Celti giunti al greco Ros venne indicato come villaggio esistente al loro arrivo con l’aggiunta di ate.

In quel villaggio si coltivava un vite che dava un’ uva, con sapori particolarmente aromatici, dalla quale si ricavava un vino con sapori spiccatamente medio orientali. Dai greci ai Celti ed infine i Romani, ai quali si fa risalire la fondazione di Scanzo, risultato della trasformazione di un castro romano, da luogo militare in residenza civile.

Fu la famiglia dei centurioni Scantii, a dare il nome al nuovo villaggio. Da quel momento il Moscatello rosso di Rosciate, assume il nome di Moscato di Scanzo, i Romani, nuovi dominatori, prevalsero sui greci rosciatesi.

Si ritorna a parlare delle viti scanzesi all’ epoca delle invasioni barbariche, dove Alarico, che diede il suo nome al colle sulla cui sommità è posto l’antico Castelletto dei Bignami, feudatari dei Visconti di Milano, pose il suo quartier generale, dal quale diresse l’assedio di Bergamo.

La vite è pure oggetto del testamento di Alberico da Rosciate, datato 8 giugno 1347.

Ricompare inoltre come vino all’epoca delle lotte fra le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini.

Il territorio

Moscato di Scanzo Territorio

Scanzorosciate è una zona viticola di collina sita alle pendici delle Prealpi Orobiche.

Grazie all’ideale posizione geografica, la DOCG si snoda lungo la dorsale dei colli da ovest ad est con un’ideale esposizione a sud. Gode pertanto di un microclima particolarmente mite.

La particolare morfologia del territorio presenta vigneti che prosperano tra i 300 e 500 metri di quota s.l.m., dipanandosi dal Monte Bastia alla zona più orientale, il Colle dei Pasta.

Una viticoltura che si estende su una superficie di soli 31 ettari, caratterizzata da una formazione calcareo marnosa: il Sass de Luna. Si tratta di una roccia di notevole durezza e resistenza, che una volta esposta al tipico microclima e agli agenti atmosferici, si sgretola diventando polvere. Il terreno acquisisce così un’alta mineralità e una scarsa disponibilità idrica: due caratteristiche fondamentali per questo tipo di uva che diventa, nel tempo, molto resistente alla siccità, più sana, profumata e ricca di aromi.

Ognuna delle tre microzone (Scanzo, Rosciate e Tribulina) è comunque singolare e ricca di differenti sfaccettature.

La superficie ridotta rende questa DOCG la seconda più piccola del Paese.

La produzione del Moscato di Scanzo

Durante la vendemmia, che avviene tra la fine di settembre e la metà di ottobre, l’uva viene raccolta manualmente e posta in piccole cassette. Si scartano a questo punto tutti gli acini rotti, acerbi o non idonei ad essere appassiti.

Dopo un ulteriore controllo grappolo per grappolo, l’uva viene posta in appassimento in essiccatoi naturali oppure in locali termo condizionati.

Durante l’appassimento, i controlli vengono svolti ogni giorno per verificare lo stato di salute delle uve, evitare il formarsi di muffe e monitorare il rapporto tra zuccheri e acidità. Infine, si procede a diraspare e pigiare le uve.

Terminata la fase di appassimento, si procede alla pigiatura, con una resa massima di uva in vino del 30%.

La fermentazione con macerazione delle vinacce avviene in vasche d’acciaio, così come tutte le fasi di lavorazione.

Il vino dovrà riposare per almeno due anni prima di essere sottoposto ai rigidi controlli.

Il Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo

Moscato di Scanzo Consorzio

Il Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo ne garantisce, con il suo marchio, la qualità e ne valorizza l’eccellenza, puntando a far conoscere in Italia e nel mondo questo vino unico e inconfondibile al palato.

Solo di recente ha organizzato molteplici attività, coinvolgendo tutti i soci, per la promozione e la diffusione di questo pregiato vino.

a cura di Simone Zeni