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Casillo: tutto ciò che può succedere dipende da noi

Un’azienda multicanale che sta attivando diverse azioni sia per il retail sia per i professionisti. Abbiamo intervistato Beniamino Casillo, ceo di Selezione Casillo per scoprire quali sono.

Prosegue il nostro viaggio tra le aziende dell’agroalimentare che ci raccontano come hanno vissuto questi ultimi mesi e quali sono le attività che metteranno in atto a partire dai prossimi giorni, per garantire a tutti gli artigiani di poter riprendere in serenità il proprio lavoro.

Come avete affrontato il periodo più critico del lockdown?
Per fortuna la nostra attività non ha subito arresti di produzione. Abbiamo vissuto momenti di grande tensione, perché non sapevamo come si sarebbe evoluta l’organizzazione degli approvvigionamenti di grano. Ci sono stati dei ritardi, soprattutto al valico con l’Austria, ma poi – anche grazie al confronto all’interno di Italmopa, l’associazione che racchiude la maggior parte delle aziende molitorie italiane – la situazione si è normalizzata e abbiamo potuto proseguire il lavoro.

Come avete organizzato il lavoro all’interno dell’azienda?
Chiunque lavori nella produzione e nella trasformazione di materie prime e ingredienti ha già uno standard elevato di sicurezza all’interno degli impianti e segue regole sanitarie molto rigide. Per noi è stato abbastanza semplice adeguare la produzione alle regole di volta in volta emanate nei vari DPCM. Abbiamo coinvolto e attivato i nostri responsabili interni perché controllassero ancora più scrupolosamente il rispetto delle norme di sicurezza delle persone e della produzione. Fino ad adesso è andato tutto bene. Il lavoro non si è mai arrestato, ma ci sono stati dei cambiamenti dettati dall’esigenza che il mercato man mano evidenziava.

Hai sentori di quale sia la situazione degli artigiani?
Ci sono, come si è più volte accennato, diversità tra chi è potuto restare in attività, come alcuni panificatori e chi, come pizzaioli, ristoratori e pasticceri hanno dovuto chiudere. Il settore professionale del food ha una necessità impellente, che è quella di doversi quasi totalmente reinventare. Prima della pandemia il consumo dei pasti “fuori casa” era in continua crescita. Conseguentemente anche la nostra attività lavorativa era impostata per rispondere a questa esigenza.

Come vedi il futuro più immediato?
Secondo me è un dato di fatto che la gente cambierà in parte le sue modalità di consumo nel breve periodo, ma sono convinto che a lungo termine (spero non troppo lungo) si torni alla normalità. Il pericolo, chiaramente, non è ancora del tutto passato. Il vaccino, che spero arrivi in brevissimo tempo, darà un po’ più di tranquillità, ma la gente è ormai consapevole che siamo in pericolo costante. Si guarirà dal Covid-19, ma potrebbero esserci altri virus analoghi. L’uomo è fortemente vulnerabile, possiamo essere prudenti, ma non possiamo evitare che si verifichi una situazione analoga in futuro. Alla luce di tutto ciò dovremo necessariamente modificare le nostre abitudini.

Quale sarà il cambiamento principale?
La cosa più evidente è che ci troviamo di fronte a un impoverimento sia dei consumatori sia delle aziende. Ed è un impoverimento da cui usciremo sicuramente, ma non sarà semplice. Questo fenomeno impatta e impatterà sempre sui nostri comportamenti. Per uscire da questa situazione il più velocemente possibile occorrerà usare tanto spirito di sacrificio, abnegazione, passione e – mi auguri – anche unione. Però io sono sicuro di una cosa. Prima o dopo, con minore o maggiore fatica, ognuno manterrà la propria professione: il pizzaiolo resterà pizzaiolo, il panificatore anche, il pasticcere e il cuoco pure. E lo stesso vale per il cuoco. Cambierà solo il modo in cui le professioni saranno svolte, ma il fenomeno delle produzioni casalinghe non impatterà negativamente sulle attività degli artigiani. Anzi, forse questa rinnovata consapevolezza della gente, aiuterà i professionisti a mantenere in vita le proprie aziende.

E per quanto riguarda i mulini?
Anche i mugnai dovranno rivedere la loro strategia commerciale e anche i loro investimenti al fine di fornire il miglior servizio possibile ai clienti.

Siete un’azienda molto attiva sui social e avete anche dato una spinta notevole all’e-commerce. Che cos’altro avete in serbo per l’immediato futuro?
Prima del lockdown stavamo lavorando al re-branding dell’azienda: un’attività che si rende necessaria, dopo qualche anno. Abbiamo rallentato, ma non fermato i lavori e da maggio proseguiranno ancora più spediti. Oltre a ciò, occorre tener conto che la nostra è un’azienda multi-canale e ogni segmento deve essere seguito, perché ha delle nuove esigenze. Per questo abbiamo posto in essere molte attività sul retail, ma adesso vogliamo stare più vicini ai professionisti. In questo momento gli artigiani si trovano in difficoltà perché la maggior parte delle aziende ha dovuto sospendere l’attività. Se non si lavora, non si produce reddito e questo è un grave problema per loro e per tutto l’indotto.

In particolare come intendete muovervi?
Stiamo adoperandoci per fornire un’attività di sostegno a queste attività che in questo momento ha bisogno di comprendere quali saranno le nuove modalità di impresa. Noi comprendiamo le difficoltà di organizzazione e di mezzi che hanno gli artigiani e mettiamo a loro disposizione la nostra esperienza, ma anche i nostri mezzi, perché ci rendiamo contro che per noi è più semplice farci promotori di iniziative coordinate. Stiamo pensando a un progetto di sostegno attraverso attività anche legate all’accesso al credito, ai finanziamenti (oltre a quelli che lo Stato sta già attivando), ma anche di sostegno strategico per aiutare i professionisti a comprendere come dovranno essere strutturati i nuovi negozi, sia a livello di lay-out sia di servizio.

Che cosa dobbiamo trarre dalla pandemia?
Da questo evento tragico è emersa l’importanza e l’essenza di una categoria professionale antichissima, che è da sempre al servizio dell’artigiano e dei consumatori, soprattutto nei momenti di difficoltà. I mugnai, da sempre, non lasciano indietro nessuno. Se poi ci sarà spirito di unione e collaborazione, ne usciremo alla grande. Sarà banale, ma l’unione fa davvero la forza!

a cura di Atenaide Arpone