Il Panificatore Italiano

Professionisti: una bionda in panificio

La chiamano in molti modi tra cui “pane liquido”. gli italiani la adorano e, per questo, birrifici artigianali e grandi marchi si rincorrono dando vita a una produzione da far invidia ai tedeschi. Perché non creare una selezione per i vostri clienti?

Agli italiani, si sa, la birra piace. Soprattutto agli under 54, soprattutto bionda e soprattutto accompagnata dal binomio irrinunciabile con la pizza. E se 7 italiani su 10 dichiarano amore incondizionato per questa bevanda luppolata, è anche vero che i nostri connazionali hanno, da un paio di lustri a questa parte, riscoperto il piacere di una birra diversa, prodotta da piccole realtà locali che fanno della qualità della lavorazione e delle materie prime i loro cavalli da battaglia. Il risultato sono prodotti eleganti ed equilibrati, che regalano a naso e palato profumi e gusti decisamente unici, in grado si scatenare una passione dilagante. Un vero e proprio boom che ha trasformato il comparto della birra artigianale made in Italy in un settore d’eccellenza dell’agroalimentare nostrano.

Il fenomeno più interessante è indubbiamente quello dei micro-birrifici, il cui numero, dal 2008 a oggi, è pressoché addoppiato. Dunque le premesse ci sono tutte per inserire questo amatissimo, fresco e dissetante prodotto anche in una realtà, come il panificio, sempre più multifunzionale e sempre più attenta ai nuovi trend di consumo che si snodano lungo le 24 ore. A capire le affinità tra birra e mondo della panificazione ci aiuta un vero esperto del settore, Andrea Turco, fondatore di cronachedibirra.it e profondo conoscitore di birra e dintorni. “In realtà tra birra e pane ci sono davvero molti punti di contatto. Dalle prime testimonianze scritte che abbiamo sulla birra, si sa che questo prodotto all’origine veniva realizzato non con i chicchi, ma direttamente con delle pagnotte realizzate proprio per la birrificazione, che venivano poi sbriciolate in acqua per creare un primo ammostamento.

Come nel pane, protagonista della birra sono i lieviti e come nel caso del pane anche nel campo delle birre esistono infinite varietà. In tutti e due i prodotti, protagonisti sono i cereali, per la birra non solo il malto d’orzo, ma anche grano, segale o miglio (soprattutto in Africa)”. E per studiare gli abbinamenti più appropriati occorre soffermarsi sulle sfumature organolettiche delle birre. Ne esistono, infatti, come si diceva, una varietà ampissima, circa 60 tipologie con differenze più o meno evidenti. Quella degli abbinamenti è dunque una vera e propria disciplina non abbastanza conosciuta nel nostro Paese storicamente più orientato al vino. “La birra ha il vantaggio, rispetto al vino, di abbinarsi in maniera molto più immediata, oltre ad avere un costo decisamente più basso”.

Qualche esempio di abbinamento? “Con un pane di segale dal sapore decisamente forte abbinerei delle birre che giocano con analogie di gusto, tendenti al color ambrato come le doppelbock tedesche o le brown ale inglesi. Con i pani farciti ci si può scatenare e lo stesso vale per i dolci che ben si sposano a delle birre natalizie, nate in Belgio ma ora diffuse anche in Italia, molto speziate (cannella, zenzero e sentori di frutta come i fichi secchi) perfette soprattutto per i lievitati dolci. Ai pani chiari accosterei birre più semplici, chiare, come una pils a bassa fermentazione. Al cioccolato ben si adattano le birre scure come le stout le cui sfumature ricordano la liquirizia, il cacao amaro e il caffè. Infine per i dolci a base di frutta penserei a delle birre strutturate, fruttate al naso e al palato, con spezie, come la saison, la tipica birra dei braccianti della Vallonia”.

(A cura della redazione)