
I dati presentati a Vinitaly da Altagamma ci parlano di un mercato chiave, in continua evoluzione. Dove le competenze giocano un ruolo fondamentale.
Trainato dalla grande ristorazione, in continua evoluzione, generatore di grandi ricavi. Il mercato dei vini di alta gamma continua a ricoprire un ruolo chiave nell’industria globale del lusso.
Il primo Altagamma-Bain Fine Wines and Restaurants Monitor, presentato durante la 57° edizione di Vinitaly da Matteo Lunelli, Presidente di Altagamma e Presidente e CEO di Ferrari Trento e Maurizio Zanella, Vice Presidente di Altagamma per l’Alimentare e Presidente e Fondatore di Ca’ del Bosco insieme a Giampiero Bertolini, CEO di Biondi-Santi, Enrico Buonocore, CEO e Fondatore del Gruppo Langosteria e Stevie Kim, Managing Partner Vinitaly, ha offerto un’immagine chiara del comparto lusso nel settore food&wine e anche interessanti insights per il futuro.

Vini luxury generatori di ricavi
L’Europa è leader, accogliendo oltre la metà dei 14.000 ristoranti di fascia alta nel mondo (circa 3.500 di questi, stellati). I vini pregiati si confermano protagonisti anche economici, dato che i pairing rappresentano fino al 40% dei ricavi di questi ristoranti, contribuendo con €6-7 miliardi.
E nonostante rappresentino solo l’1,5% del volume totale del mercato vinicolo, i vini di alta gamma generano l’11% del valore. Matteo Lunelli, Presidente di Altagamma, ha dichiarato: “I vini pregiati si confermano un pilastro dell’alto di gamma a livello mondiale. Un comparto che è passato negli ultimi 15 anni da 18 a 30 miliardi di euro di valore e che, nonostante un lieve calo nel 2024, si stima che aumenterà del 4-6% annuo fino al 2030”.
Un segmento, quello del fine wine, che si trova “Al crocevia tra lusso, celebrazione e investimento. È molto più di una semplice bevanda: rappresenta prestigio, passione, gioia, convivialità e amore per la qualità”, ha chiarito Claudia D’Arpizio, Senior Partner e Responsabile Globale Moda e Lusso di Bain& Company.
Il trend No-alcol
Ci sono alcuni punti di attenzione per il futuro: le nuove generazioni, in particolare la Gen Z, che stanno abbracciando il trend “NoLo” (No&Low Alcohol), con una crescente curiosità verso alternative a basso o nullo contenuto alcolico.
Necessario quindi, per le aziende, adattarsi per attrarre questi nuovi consumatori, anche cambiando tipo di location: lo studio menziona i nightclub come punto di incontro con le generazioni più giovani. E non a caso lo scorso Vinitaly per la prima volta ha visto uno spazio dedicato proprio alle degustazioni dei dealcolati.
Il fine dining esperienziale
Ma è il fine dining, al momento, a essere ancora fondamentale per il consumo di vini pregiati, visto sempre più attraverso la lente dell’esperienza. I clienti cercano, dietro ai ristoranti, un forte senso di appartenenza e comunità, un’esperienza che trascenda la cena in sé ma vada oltre, nell’offerta e nel tempo, e degli ambienti curati ma familiari, più che in passato.
Conferma Lunelli: “Anche l’alta ristorazione sta vivendo dalla pandemia una forte crescita e una significativa trasformazione dei format grazie alla domanda di lusso sempre più esperienziale”.
Aggiunge D’Arpizio: “Da un mondo in cui il mantra era Food is the star, stiamo rapidamente passando a una situazione dove è l’esperienza a indirizzare le scelte dei consumatori di alta gamma”.
Pur dominando ancora i format tradizionali, le esperienze immersive, che combinano cibo, intrattenimento, convivialità e socialità, sono in ascesa. Con il vino, come detto, protagonista del fatturato.
Quale vino? Oltre il 50% di quello consumato fuori casa è spumante (sia champagne che altre varietà), in gran parte associato a occasioni celebrative, ma anche sempre più integrato in esperienze di enoturismo.
Tra dazi, clima e competitor
Le red flag? Ovviamente, l’introduzione di dazi e il cambiamento climatico che sta ridisegnando la geografia del vino. E la forte competizione, nel segmento lusso, della Francia, che vanta nove dei primi 10 marchi e una quota del 95% del valore al dettaglio. Nonostante ciò, la maggior diversità (20 regioni vinicole e 1.000 varietà di uve (contro le 13 regioni e le 250 varietà della Francia) offre un potenziale di crescita e opportunità di storytelling uniche. I
nfine, un appunto su professionalità e formazione: il report evidenzia come, per fare un ulteriore salto verso l’eccellenza, ci sia necessità di figure manageriali e in generale staff con competenze più alte.
In apertura: foto Pexels
a cura di Barbara Sgarzi
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere