Grande Cucina

Il sogno di Carlo e Rosa: apre l’atteso ristorante di Carlo Cracco

A metà febbraio ha aperto il più atteso ristorante del 2018: Carlo Cracco lancia il cuore oltre l’ostacolo e inaugura quattro piani dedicati all’accoglienza nel centro della passeggiata dei milanesi. E lo fa alla perfezione.

I progetti faraonici sono lenti, hanno bisogno di tempo. Richiedono energie e attese.
Richiedono fondi, ristrutturazioni accurate, location ‘effetto wow’.
Servono pensiero, strategia, ispirazione, pianificazione.
Ma quando vengono svelati, nonostante l’attesa sia stata lunga e non scevra da pettegolezzi e finte anteprime, rivelano il loro potenziale.
E questo nuovo progetto faraonico di Carlo Cracco si rivela da oggi in tutto il suo milanese splendore.
Non c’è altro termine possibile: questi quattro piani di meraviglia regalano a Milano un luogo del gusto dove la parola eccellenza non è – per una volta – usata a sproposito.
Tutto è, semplicemente, perfetto.
Dal cafè della Galleria ai tavoli riservati, dagli stucchi del salone degli eventi all’insegna nera e oro che indica l’ingresso.
È tutto ‘Cracco style’, è tutto tranne che hypster milanese: ‘Di locali minimal, bianchi e asettici è piena la città: volevo che il mio primo vero ristorante fosse diverso’. E diverso lo è di sicuro, con una ‘grandeur’ che colpisce e stordisce di bellezza, in alcuni angoli, come nel tavolo da due incorniciato dalla finestra che dà sulla Galleria. Una ristrutturazione conservativa che non vuole stravolgere ma anzi valorizzare quell’antico splendore che ritrova verve e diventa luogo attuale e caldo, rivolto al futuro.
‘Questo locale è il sogno mio e di Rosa, un viaggio nel tempo recuperato’ racconta uno chef emozionato e un po’ spaesato, che appare felice ma ancora incredulo. ‘È un luogo che ci ha donato un’eredità da conservare e valorizzare, ed è esattamente quello che abbiamo fatto con la ristrutturazione, e con la cucina’. Un dialogo ambiente-piatti che non vediamo l’ora di assaporare.
Se le patatine e Masterchef sono stati funzionali a questo risultato, allora lo possiamo perdonare.

A cura di Anna Prandoni