Corriere del pane

Il boom del biologico: l’offerta c’è, ma va stimolata la domanda

Molto significativa la crescita nel 2022 delle superfici coltivate a biologico (+7,5%).

Nel 2022 il valore del mercato interno dei prodotti biologici cresce dello 0,5% rispetto al precedente anno, raggiungendo i 3,66 miliardi di euro. Secondo FederBio va stimolata la domanda e l’horeca può essere il canale di promozione ideale. Il biologico in panificazione è la strada da perseguire per differenziare l’offerta e giustificare il prezzo

Le superfici coltivate a biologico hanno raggiunto i 2.349.880 ettari, con un incremento del 7,5% rispetto al 2021, portando l’incidenza della superficie agricola utilizzata (SAU) nazionale al 18,7% (+1,3% sul 2021), che si conferma quindi la più elevata in Ue. Aumento significativo anche per il numero di operatori biologici che hanno toccato quota 92.799, di cui 82.627 è rappresentato da aziende agricole (+ 8,9% rispetto al 2021).

 

Si investe maggiormente sui cereali
Secondo il rapporto “Bio in cifre 2023” (realizzato dal Ministero dell’Agricoltura in collaborazione con Ismea, Sinab, Chiem Bari e Università Politecnica delle Marche), i cereali sono trainati dai maggiori investimenti a grano duro (+3.046 ettari, +1,9%) e a grano tenero (+3.187 ettari, +5,2%), a orzo (+5.962 ettari, +16,1%) e ad avena 44(+3.092 ettari, +12,6%). Considerando il triennio 2020-2022 le superfici certificate a seminativi crescono del 13,2%.

 

Superfici biologiche per i principali orientamenti produttivi in Italia

Fonte: Elaborazioni SINAB su dati Organismi di Controllo

Superfici e colture biologiche in Italia

Fonte: Elaborazioni SINAB su dati Organismi di Controllo

 

La distribuzione territoriale delle colture biologiche
L’analisi della distribuzione geografica conferma che, nel 2022, il 56% della SAU biologica nazionale si trova in cinque regioni, nel seguente ordine: Sicilia (387.202 ettari), Puglia (320.829 ettari), Toscana (229.070 ettari), Calabria (193.616 ettari) ed Emilia-Romagna (193.361 ettari). Tra queste, tornano a crescere a doppia cifra Sicilia (+71.055 ettari, +22,5%) e Puglia (+34.021 ettari, +11,9%), mentre l’Emilia-Romagna, nonostante registri incrementi minori rispetto alle due regioni leader (+9.782 ettari, +5,3%), si avvicina alla Calabria che perde superficie certificata (-3.549 ettari, -1,8%); rallenta rispetto all’importante crescita dello scorso anno la Toscana che, segna solo un +1,7%. Guardando alle altre regioni, si rileva in positiva controtendenza, rispetto al 2021, l’andamento della SAU bio nella Provincia Autonoma di Bolzano (+10,1%), in Lombardia (+7,1%) e in Valle d’Aosta (+4,0%). Al contrario gli ettari coltivati in biologico diminuiscono di oltre il 2% fino al 5%, in Basilicata, Umbria, Friuli-Venezia Giulia e Molise. A livello delle macrocategorie colturali l’evoluzione delle superfici nel biennio 2021-2022 non è omogenea nelle diverse aree del Paese e nell’ambito di una stessa regione (Fonte: Elaborazione SINAB su dati Organismi di Controllo).

Bio d’importazione in calo
Dall’analisi dei dati al 31 dicembre 2022 sulle importazioni di prodotti biologici provenienti da Paesi terzi si evidenzia un decremento delle quantità totali, pari al -17,1% in volume rispetto al 2021. In termini assoluti, il calo delle importazioni ha riguardato in particolare la categoria dei cereali (-22,0%), quella delle colture industriali (-25,9%) e in maggior misura quella degli oli/grassi vegetali (-30,7%). La categoria che raggruppa caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie risulta l’unica in crescita, mostrando un incremento delle quantità importate rispetto al 2021 pari al +4,6%.

Nel 2022, i cereali (grano, mais, riso, altri cereali) si confermano la categoria di prodotti biologici più importata, con una incidenza del 23,0% sul totale del volume importato.

Focus categorie importate: i cereali
La forte diminuzione delle quantità importate di grano duro dalla Turchia (-17.148 tonnellate) ha fatto registrare, per il secondo anno consecutivo, un calo notevole dell’import di cereali biologici, nonostante gli aumenti registrati da mais e riso, che guadagnano rispettivamente il +125,0% e +7,2%. Al contrario, il grano tenero e la quinoa si mostrano in flessione del 30,4% e del 7,3% ma, visti in termini assoluti, interessano volumi di prodotto relativamente piccoli.

L’Horeca come canale promozionale

Secondo Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio «La significativa crescita delle produzioni bio in Italia rappresenta un segnale chiaro della fiducia da parte degli agricoltori nel biologico. Questi segnali positivi devono, tuttavia, trovare un adeguato riscontro anche dal punto di vista dei consumi che, invece, stanno segnando il passo. È necessario, dunque, un impegno ancora maggiore nello sviluppo di campagne di sensibilizzazione che, oltre a rivolgersi ai cittadini, coinvolgano anche nuovi comparti come, per esempio, l’horeca, che può rappresentare a tutti gli effetti un ambasciatore del biologico».

La nota critica, infatti, continua a essere rappresentata da una domanda interna che, nel 2022, ha registrato un incremento modesto del +0,5% rispetto l’anno precedente. Da segnalare però un calo dei volumi, considerando che l’aumento generalizzato dei prezzi a causa dell’inflazione ha determinato la riduzione della capacità di spesa delle famiglie. Dopo il periodo difficile dovuto alla pandemia sono infatti in netta ripresa i consumi fuoricasa (1,1 miliardi di euro con tassi di crescita di + 53% sul 2021). Anche se il numero di ristoranti bio è in calo da quattro anni, cresce l’utilizzo dei prodotti bio nei pubblici esercizi. Anche i panifici e le pasticcerie richiedono sempre più farine biologiche per arricchire e qualificare la propria offerta proponendo alternative salutistiche e soddisfacendo, in questo modo, una clientela che è disposta anche a pagare di più per avere il meglio.

 

Mercato in Italia – Variazioni 2022

Vendite Bio in Italia (retail e ristorazione) ed export in milioni di euro e variazioni in tre intervalli di tempo: anno precedente, periodo pre-Covid, dieci anni prima.

 

Gli operatori biologici: dalla trasformazione alla vendita
L’analisi dei dati nazionali relativa agli operatori, effettuata al 31 dicembre 2022, mostra un settore in positiva evoluzione, nonostante gli ultimi anni siano stati caratterizzati da un contesto fortemente instabile. Nel 2022 gli operatori certificati biologici superano le 92mila unità: oltre il 7% di aumento, confermando il trend di crescita iniziato a partire dal 2010. I nuovi ingressi nel sistema di certificazione (+ 6.655 unità) nel 2022 hanno determinato un nuovo assetto della consistenza delle categorie di attività. I produttori esclusivi, che comprendono le aziende con attività dedicata alla coltivazione del fondo agricolo, e i produttori/preparatori raggiungono in ordine le 68.605 e le 13.998 unità, registrando gli aumenti percentuali più significativi, rispettivamente del +10,1% e del +3,6%. Crescono, seppur in misura minore, anche gli importatori (+0,5%), superando nel 2022 le 580 unità, mentre si rilevano in leggera flessione i preparatori esclusivi (-1,1%), dopo anni di costante crescita.

 

Il mercato in Italia
Italia, nel 2022 il valore del mercato interno dei prodotti biologici cresce dello 0,5% rispetto allo scorso anno, raggiungendo i 3,66 miliardi di euro. Il dato, se da una parte rappresenta un segnale di ripresa dei consumi bio dopo un 2021 chiuso in flessione (-4,6%), dall’altra non soddisfa le aspettative degli attori del comparto: il mercato bio cresce meno dell’agroalimentare nel suo complesso (+6,4%) e l’incremento non copre l’inflazione dei prezzi dell’agroalimentare pari, nel 2022, al 9,1%. La solo discreta performance economica del comparto bio si evidenzia anche analizzando l’incidenza delle vendite di bio sulla spesa per l’agroalimentare italiano, che scende al 3,6%, (-0,3% sul 2021). La fotografia del valore del mercato del biologico è aggiornata al 31 dicembre 2022.

 

L’opinione: perché investire sul biologico
Per cercare di comprendere quanto sia importante investire sul biologico anche nell’arte bianca abbiamo fatto alcune domande a un’azienda che, fin dagli anni ’90, ha creduto nel biologico, valorizzandolo nell’ambito professionale, stiamo parlando di Molino Grassi.

 

Molino Grassi investe da sempre sul biologico, perché?
«Già dagli anni Novanta investiamo sul biologico, in un’ottica di sostenibilità quasi ante litteram. I motivi sono molteplici e non solo legati al business, ma al concetto di qualità applicato nel concreto. Da un lato, il rispetto dell’ambiente che ci circonda; dall’altro, l’etichetta veramente pulita di un ingrediente così importante come la farina. Si tratta poi di un progetto ancora a più ampio respiro, legato al recupero delle colture autoctone e tradizionali. Non a caso nel 2010 abbiamo iniziato a riportare nei campi del parmense antiche varietà locali di grano, tipiche della cerealicoltura dei primi decenni dello scorso secolo e ormai dimenticate. Tra queste varietà, il “Grano del Miracolo”».

 

Quest’anno avete lanciato una linea specifica dedicata a farine biologiche per uso professionale, c’è domanda? La domanda è cresciuta rispetto al passato? Secondo voi perché?
«L’attenzione a ingredienti bio e italiani è crescente, lato consumatore finale e di conseguenza lato professionista. In pasticceria il “limite” era trovare farine tecniche, quindi con forze diverse e performance specifiche, che fossero anche bio e italiane. Ne “La Pasticceria Bio”” abbiamo per la prima volta riunito queste tre caratteristiche».

 

Perchè i panificatori dovrebbero investire sul biologico?
«Per differenziare la propria offerta e innalzarla di qualità. Garantire una certa materia prima, a chilometro zero o quasi, e biologica, giustifica anche un certo prezzo. Inoltre, risponde a una domanda di pubblico che ricerca qualità e salubrità. In questa direzione abbiamo realizzato la farina “Miracolo®” (marchio registrato in esclusiva), unica per sapori e profumi, realizzata in collaborazione con Claudio Grossi ed Ezio Marinato. Tipo 1, 2 e integrale, utilizzabile in panificazione, pizzeria, pasta fresca e pasticceria, preserva la ricchezza cruscale con tutti i suoi valori organolettici, riportando il pane al genuino sapore “di una volta”».