Il Pasticcere e Gelatiere

Galileo Reposo, Pastry chef di Peck, vince il Santarosa Pastry Cup

È Galileo Reposo (nella foto di Emanuele Anastasio) ad aggiudicarsi l’edizione 2019 del prestigioso concorso di pasticceria della Costiera amalfitana. Il pastry chef di Peck a Milano, celebre per la sua mano grafica e la sua capacità di creare dolci complessi che ad ogni morso rivelano una nuova anima e stupiscono all’assaggio, è emozionato e felice per questa incoronazione, in un luogo che ama e apprezza per il grande calore dei suoi abitanti.

Raggiunto dopo la vittoria, non nasconde l’emozione: “Sono felice perché per me è la prima vittoria in un contesto così prestigioso, e questa felicità è amplificata dall’esperienza splendida che ho vissuto, circondato da persone entusiaste e coinvolgenti, che hanno reso questi giorni unici.”

Il “Santarosa Pastry Cup” è il concorso gastronomico che celebra uno dei più famosi dolci campani, la sfogliatella, emblema di dolcezza, gusto, sapori unici e bellezza… nata nel 1700 proprio qui, a Conca dei Marini, antico e splendido borgo marinaro, nel cuore di uno degli angoli più belli e suggestivi del mondo, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità: la Costa d’Amalfi!

Galileo Reposo durante la gara - @Emanuele Anastasio
Galileo Reposo durante la gara – @Emanuele Anastasio

 

Il Concorso, giunto alla sua 8^ edizione, è dedicato al dolce mondo della pasticceria e dei barman di tutta Italia. Ogni anno viene deciso un tema al quale i partecipanti si devono ispirare per le loro inedite creazioni dolciarie.

A decretare il vincitore è, di edizione in edizione, una Giuria di Qualità costituita da eccellenze del settore enogastronomico nazionale e da altri personaggi legati al mondo della cultura.

Quest’anno i pasticceri che si sono affrontati a suon di prelibatezze hanno dovuto ideare una creazione dolciaria ispirata alla Santarosa (quindi rispettando il più possibile la ricetta originale), arricchendola di un elemento “dal sapore francese” (un prodotto, tecnicismo o estetismo caratteristico della pasticceria francese).

Il Tema dell’Edizione 2019 è stato Santarosa… Sciantosa!

“Te si’ fatta na vesta scullata,
nu cappiello cu ‘e nastre e cu ‘e rrose
stive ‘mmiez’a tre o quatto sciantose
e parlave francese… è accussí?”

(da “Reginella” di Libero Bovio del lontano 1917)

Oggi, come una Chanteuse del Café-chantant parigino, col canto sublime dei suoi sapori e le dolci note del suo profumo, cattura, affascina e seduce – da secoli – il suo pubblico, “da Paris a Napolì…”. Seducente, provocante, fascinosa… la Santarosa!

L’audace tema dell’VIII edizione del Santarosa Pastry Cup richiamava il legame tra la cultura francese e quella partenopea quando, sull’onda di un’eco transalpina, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, si diffuse anche a Napoli la moda dei “Café-chantant” e delle “Chanteuse”, ben presto napoletanizzate in “Sciantose”, termine che nell’uso comune veniva associato ad una donna di bell’aspetto, vanitosa ed attraente… proprio come la Sfogliatella Santarosa, che a Napoli, incontrando i gusti dell’epoca, vestì i panni della sua versione “riccia”…

Come rendere “Sciantosa” una Santarosa, più di quanto non lo sia già? Galileo l’ha fatto abbinando alla seduzione della pasticceria campana la tecnica francese, con una ricetta sorprendente.

la saint rose di galileo reposo
la saint rose di galileo reposo

 

La ricetta vincitrice si chiama La Saint Rose, e già dal nome denuncia la sua spiccata anima francese, che il pasticcere milanese ci racconta così: “La “Chantosa” è un melange tra la grande classe ed eleganza francese e il savoire faire e l’esuberanza partenopea. Questo dessert da ristorazione ispirato dalla Santa Rosa unisce proprio i gusti e le consistenze di questo classico della pasticceria campana con lavorazioni e preparazioni appartenenti alla pasticceria francese. Due elementi che aggiungono valore al dolce sono la rosa, che richiama l’idea della Santa Rosa, e il caffè, per via dei caffè chantant, luoghi dove si esibivano le Chantose. Il risultato dovrebbe sottolineare ancora una volta che l’unione/avvicinarsi delle due culture crea qualcosa di concreto e di gran valore, gastronomico in questo caso.”

 

a cura di Anna Prandoni