
C’è una rivoluzione silenziosa che da anni attraversa il mondo dei distillati, e al centro c’è lui: il gin.
Si tratta di un prodotto che ha radici antiche, ma che oggi si muove con una leggerezza contemporanea tra qualità e cultura del bere. Non è più solo la base da cocktail: il gin è diventato un universo a sé, con etichette che raccontano territori e storie artigianali.
Nel cuore del gin c’è il ginepro, accanto al quale si siedono, tra le file dei grandi ingredienti, spezie, fiori, agrumi, erbe officinali, terra, mare. È un distillato capace di adattarsi, interpretare, sorprendere. E anche i dati lo confermano: nel 2025 il gin potrebbe chiudere l’annata con un valore globale di 23,43 miliardi di dollari, destinato a salire a 29,48 miliardi entro il 2030.
All’interno di questa evoluzione, conta molto anche l’abbinamento in miscelazione. È il caso delle sempre più ricercate toniche per Gin, che oggi vengono selezionate in base al profilo botanico del distillato: una sorta di estensione gustosa della sua personalità.
Un passato lungo secoli: dalla medicina al proibizionismo
La storia del gin è fatta di spostamenti, adattamenti, reinvenzioni. La sua origine risale al XVII secolo presso la Scuola Medica Salernitana, dove i monaci distillarono alcol con bacche di ginepro per uso terapeutico.
La formula, tramandata, si spostò nei Paesi Bassi, dove nacque il genever, per approdare, infine, in Inghilterra, dove esplose la celebre “gin mania” del 1700. Era economico, potente e facilmente reperibile: il cocktail perfetto per il disastro sociale. Il governo britannico intervenne con il Gin Act, ma la fama di “torcibudella” lo seguì per decenni.
La vera rinascita arrivò solo nel XX secolo, prima con la codifica del London Dry, poi con l’onda della mixology moderna. Oggi, il gin si scrolla di dosso quella reputazione e si impone come distillato nobile, creativo e versatile.
Le botaniche e l’identità del gin contemporaneo
Ciò che distingue davvero un gin da un altro sono le botaniche. Il ginepro, da solo, non basta a raccontare l’identità di un prodotto. La ricetta può includere coriandolo, angelica, agrumi, fiori, radici, spezie esotiche e persino elementi salini o affumicati.
Diverse etichette presentano botaniche certificate, mostrando come sostenibilità e qualità possano andare di pari passo.
Anche il legame con il territorio resta solido, nonostante il passare degli anni. Sono esempi i Gin creati con materie prime locali. Questo rispecchia una tendenza globale per la quale, i consumatori, sono sempre più interessati alla qualità della degustazione.
Il futuro del gin tra innovazione, cultura e sostenibilità
La crescita del gin è la prova di un cambiamento importante nella distilleria e nella mixology: viviamo un ritorno a un bere consapevole, artigianale, esperienziale.
La spinta alla premiumizzazione e l’interesse per prodotti ricchi di botaniche sono gli elementi decisivi, perché guidano la crescita dell’intero comparto, con l’Europa saldamente al comando per volumi e varietà.
Tutto questo accade mentre il gin continua ad alimentare l’immaginario pop, dai cocktail bar ai social network, dai festival ai percorsi esperienziali. Il gin, in sostanza, diventa un messaggio, un’espressione di status sociale.
a cura di Redazione Italian Gourmet per Rivoldrink
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